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giovedì 12 settembre 2013

Il secondo appuntamento del lunedì - II

Avevo aspettato il lunedì pomeriggio come si aspetta un viaggio a Disneyworld. Mi ero sorpresa a fantasticare su chi fossero i tre uomini che mi aspettavano, come promesso nell’invito della volta precedente, con i pantaloni abbassati e i membri eretti solo per mia bocca.
L’idea, nelle ultime due notti,  mi aveva poi tormentata finché non avessi placato due, tre, quattro volte, la voglia crescente che mi pruriginava in mezzo alle gambe.
Avevo provato ad immaginare come li avrei trovati, cosa mi avrebbero chiesto, quanto sarebbe durato quel piacere montante che alla fine sarebbe scoppiato indecente facendomi contorcere in incontrollate convulsioni.
Perché avevo provato che quel tipo di piacere, sottomesso e umiliante, era di molto superiore al brivido, al fremito e all’estasi provati fino ad allora nei letti dei miei amori e dei miei amanti.
Scesi in ascensore, perché nella distanza breve dei due piani, avevo comunque necessità di infilarmi un dito nella vagina e di assaggiare quanto fosse già eccitata.
Trovai la porta aperta, come ben sapevo. Entrai e la richiusi dietro di me, certa che il padrone di casa mi fosse alle spalle come la volta precedente.
Invece, lo vidi seduto al centro del salotto, su un letto di grandi cuscini posti sapientemente a terra, che lucidava la sua verga, grande e turgida, che fuoriusciva dai boxer. Vicino a lui, altri due uomini, diversi da quelli della volta precedente, intenti con gli stessi gesti ciascuno a coccolare il proprio sesso. Erano seduti uno accanto all’altro, a cavalcioni dei cuscini, con i membri accessibili e tesi.
Lui si alzò e mi scoprì il seno facendolo trabordare dal reggipetto e dall’ampia scollatura della maglietta che indossavo. Le mammelle, così, risultavano ancor più alte ed i capezzoli protesi in avanti, offerti alle mani di chi volesse approfittarne.
Poi, mi abbassò i fuseaux e le mutandine fino alle ginocchia, mi fece inginocchiare e mi bendò gli occhi con un tessuto fitto ed elastico, che non mi lasciava intravvedere nulla.
Non mi fu detto altro ed io sapevo che dovevo raggiungerli e cominciare a dar loro piacere. 

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