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giovedì 26 settembre 2013

Giorno del Guest Writer: ospite Priapo con "La scuola di ballo"

E: Oggi abbiamo il piacere di ospitare come guest writer uno scrittore di racconti erotici noto con lo pseudonimo di Priapo.
Benvenuto! Allora… vuoi descriverti un po’ ai miei lettori?

P: Buongiorno!
Sono uno scrittore dilettante. Amo definirmi strano e quando me lo dicono, spesso in tono dispregiativo ,mi sento enormemente gratificato.
Scrivo racconti erotici e poesie ma non escludo in futuro di approcciare anche argomentazioni diverse.

E: Da quanto tempo scrivi?
P: Il primo lavoro fu iniziato tre anni fa. Poi sospeso e ripreso l’anno scorso.

E: Dove possiamo seguirti? Scrivi in particolari siti o su un tuo blog o sito personale?
P: Scrivo quasi esclusivamente su ewriters.it

E: Perché scrivi di eros?
P: E’ il “ramo” più prolifico, raccontare storie legate alla sfera erotica è una cosa più semplice per me. Mi viene quasi naturale. Anche gli errori più frequenti per uno scrittore vengono mascherati; normalmente chi legge si eccita e lo stato di eccitazione sposta l’attenzione dagli eventuali errori grammaticali!!!

E: Quale ti aspetti sia il tuo pubblico?
P: Non saprei. Ma dai feedback ricevuti direi femminili per la maggior parte.

E: Quale genere erotico preferisci leggere?
P: Quelle storie che sono palesemente vere e dove lo scrittore in fondo fa poco per nasconderlo.

E: E di quale genere erotico preferisci scrivere?
P: Delle storie vissute da me o da qualcuno molto vicino a me.

E: Scrivi anche racconti, romanzi, poesie non erotici?
P: Le poesie sono quelle che mi attirano di più: le considero il veicolo principe per poter mettere su carta i propri sentimenti. Ci ho provato ma per scrivere con sentimento ho necessità di ritrovarmi in uno stato psicologico ben disposto a farlo. Ma non sempre mi ci ritrovo, ho un carattere che influenza molto il mio umore: definirmi altalenante credo sia un dolce eufemismo.

E: C’è uno autore in particolare che ami o a cui ti ispiri?
P: Adoro Ken Follett, Patricia Kornwell e John Grisham. Ma non mi ispiro a nessuno di loro.

E: Sai, il pubblico se lo chiede sempre: hai provato tutte le pratiche erotiche di cui scrivi oppure ci sono cose che descrivi di pura fantasia?
P: Non ho provato tutto e aggiungo un purtroppo. Alcune pratiche sono frutto della mia fantasia intrecciata dalle esperienze di chi le ha provate e raccontate

E: Ti ringrazio della piacevole conversazione e ora… godiamoci la lettura della tua opera che ci hai portato come omaggio….
P: Grazie a te per l’ospitalità e spero che il racconto sia di vostro gradimento!

"La scuola di ballo"

Premetto che la storia che sto per raccontare è ambientata a circa venti anni fa; lascio a Voi lettori decidere se sia frutto della mia fantasia oppure no.
Ero fidanzato con Elena da circa sette mesi, una bella storia d'amore di due coetanei ventenni studenti e squattrinati.
Elena era piuttosto alta, magra, bionda occhio verde con una terza di seno ed un bel culo in cima a due gambe da urlo, sempre vestita bene nonostante attingesse dal guardaroba della sorella, della mamma, delle cugina ed integrasse l'abbigliamento con poche cose comperate al mercato o sulle bancarelle, sempre alla ricerca dell'economia senza trascurare un certo stile. Il risultato era sempre ottimo, riusciva a carpire lo sguardo di tutti.
Sempre pronta all'avventura, Elena aveva un carattere solare ed allegro, gioviale, di compagnia, trascinatrice in gruppo ma romanticona in privato.
Molto brava a fare pompini, mi ripeteva sempre che per lei il sesso è orale, avrei potuto scoparla in tutti i modi ( ed in realtà lo facevo ) ma lei alla fine sempre in bocca lo doveva avere, solo così si sentiva veramente soddisfatta. E la cosa, naturalmente, non mi dispiaceva affatto. Da qualche settimana aveva incominciato ad ingoiare il mio seme, per mia grande gioia ed eccitazione.
Sua sorella Roberta era l'esatto opposto: alta più o meno uguale a lei era di due anni più grande, mora occhi neri e capelli neri lunghi, piuttosto rotondetta con un culo abbondante e due tette da spavento. Ho fantasticato tanto su quelle scollature ed elena non perdeva occasione di incazzarsi quando mi "beccava" con gli occhi nel reggiseno della sorella. Stava con un certo fabio, quarantenne divorziato, ed è inutile dire quanto questa relazione fosse causa di litigi con i genitori, vista la differenza di età ed il passato dell'uomo che sua madre in primis non riusciva a digerire. Roberta era molto incostante, caratterialmente chiusa ma a tratti esplosiva, lunatica oltre i limiti dell'immaginazione. Se la prendevi in buona ti dava l'anima, ma se aveva le palle girate diventava insopportabile.
Una sera ci ritrovammo tutti e quattro insieme ad altri amici comuni ad una festa di chissà chi e fra un bicchiere e l'altro Roberta salta su con una proposta: "sentite ragazzuoli, io e Fabio ci siamo iscritti ad una scuola di ballo, si balla salsa, baciata e latino americano in generale, perché non venite anche voi due?"
Io che al solo pensiero di ballare sto male rispondo subito "ma và, ma per piacere! Sono negato" ma subito Elena mi interrompe "perché no? Dai, ci si diverte!"
"ma sei fuori?" dico io di rimando "non vado a farmi ridicolizzare!"
Interviene Fabio, che dall'alto dei suoi 40 anni è un po' il capobranco "guarda che nessuno è bravo fra quelli che abbiamo visto. Anche io non sono un granchè però è bello muoversi insieme. Fossi in te ci ripenserei. In fondo è qualcosa di diverso, di molto sensuale" e si gira ammiccando verso Roberta che, invece, non fa una piega ma dal suo sguardo sembra aver raccolto una qualche allusione.
Elena mi guarda "con quel suo sorriso di chi ha già deciso" e mi dice "dai...non farti pregare! Almeno proviamo, no?"
"boh, non so...va bene, proviamo una volta. Però se non mi trovo, se l'ambiente non mi garba non insistiamo ok?"
"ok cucciolone!" e mi stampa un bacio alzandosi sulle punte e buttandomi le braccia al collo
"allora venerdì sera. ci troviamo tutti a casa delle fanciulle e andiamo con una macchina sola" dice Fabio con il suo solito tono risolutivo.
Tutti quanti noi annuiamo.
Arriva il fatidico venerdì, ore 21:00 parcheggio sotto casa delle sorelle, in lontananza vedo Fabio che scende dalla sua Audi A3. "Ciao bello!" mi urla agitando la mano. Io rispondo con un gesto del capo e lo aspetto davanti ai citofoni. Siamo praticamente vestiti uguali: ho seguito i suoi consigli e mi sono messo un paio di pantaloni di lino al polpaccio, scarpa sportiva e maglietta di cotone comoda.
"ciao! Allora sei pronto per la gara di ballo?"
"gara di ballo?" chiedo io "quale gara? Calma calma, manco so se riesco a tenere il ritmo!"
"scherzavo, dai! Non essere teso, guarda che ci si diverte!"
"spero tu abbia ragione....."
"fidati!" ed intanto citofona, poi si volta verso di me e mi dice sottovoce " ti spiace parlare tu? La suocera mi odia...."
"CHI E'?" si sente la voce gracchiante della donna resa ancor più gracchiante dal citofono
"sono Luca!"
"ah, si...Luca...ti chiamo Elena"
"grazie..."
Fabio si accende una sigaretta e porge il pacchetto verso di me. Ne sfilo una e la porta alle labbra, lui pronto mi offre l'accendino. Accendo, tiro, aspiro, sbuffo....."grazie..." gli dico. Iniziamo a parlare di calcio, io juventino e lui tifoso della Fiorentina, passiamo subito allo sfottò degno della migliore curva di Stadio.
Mentre ridiamo e scherziamo osservo Fabio: è alto circa quanto me, un bel metro e ottanta abbondante, ma è più robusto. Ha i capelli cortissimi, castani con una spruzzata di grigio qua e là, viso allungato e mento aguzzo, naso fine e due occhi nocciola molto espressivi.
Ha una bella bocca ma ciò che si nota di più è la fisicità in generale: spalle molto grosse, braccia possenti e pettorali palestrati, in più è molto villoso sul petto mentre io sono perfettamente implume.
Però non sono malaccio: di sicuro sono più magro ma nel complesso sono decisamente piacevole, sia fisicamente che come aspetto in generale. E poi i miei occhi, azzurro grigi e luminosi, sono decisamente più "assassini" dei suoi. Negli anni imparerò ad apprezzarmi al 100% ed allora, solo allora, mi renderò conto di quanto sia importante piacersi, ma questa è un'altra storia.
Le ragazze arrivano, vestite tutte e due col medesimo abitino striminzito ma di due colori diversi, verde militare per Elena e fucsia per Roberta, entrambe con minigonna nera e sandalo col tacco.
Gambe nude, spalle nude, capelli raccolti in una coda alta per Elena, sciolti al vento per Roberta, un'ondata intensa di profumo e la voglia di lasciar perdere il ballo e sbatterle contro il muro!
Scambio di baci fra coppie e poi tutti in macchina.
"andiamo con la mia" dico io " stiamo più comodi. Guido una Mondeo Station di 7 anni e lo spazio a bordo non manca, la coupè di Fabio è decisamente più indicata ad una coppia e non per 4 passeggeri.
Nessuno obbietta e dopo un attimo metto in moto mentre si chiudono le portiere Elena davanti con me, Roberta e Fabio dietro.
"possiamo fumare sulla tua macchina?" chiede la Roby "certo." Rispondo io asciutto.
Partiamo alla volta della scuola di ballo, ci vuole una ventina di minuti di tangenziale e poi qualche chilometro su stradina di campagna. E' un po' fuori mano ma la cosa non mi dispiace, mentre guido fantastico su dove ci potremmo fermare io ed Elena per fare "una sveltina", del resto appartarsi fra le campagne non è mai un problema.
Elena sembra leggermi nel pensiero e con un sorriso malizioso solleva un po' la minigonna facendomi intravedere l'intimo nero. La cosa non sfugge a Roberta che è seduta dietro di me con la quale incrocio lo sguardo inconsapevolmente nello specchietto retrovisore, quasi a volermi accertare che nessuno avesse visto. Roberta mi sorride palesemente compiaciuta dell'atteggiamento della sorellina, io mi sento avvampare e distolgo subito lo sguardo, ma in realtà la cosa mi piace.
Approfitto della cambiata quarta-quinta per lasciare la mano sul cambio e farla scivolare poi sul sedile del passeggero: con le dita solletico la coscia di Elena che non si ritrae, anzi divarica un po' le cosce. Do una occhiata furtiva staccando gli occhi dalla strada e vedo che la minigonna della mia ragazza è tutta alzata mentre si passa due dita sul pube celato alla mia vista dalle sole mutandine.
Mi sento avvampare di nuovo, la guardo in faccia: mi sorride e si passa la lingua fra le labbra.
Torno a concentrarmi sulla guida e, sempre per istinto, guardo di nuovo nello specchietto dove stavolta Roberta sorride apertamente, fissandomi. Mi scosto un pochino per inquadrare nello specchietto Fabio che sembra non dare peso a quanto sia successo, del resto non potrebbe aver visto niente.
Mi giro di nuovo verso Elena mandandole un bacio, lei apprezza e ricambia lanciandomene uno.
Siamo arrivati, parcheggio, scendiamo tutti e chiudo la macchina. Si sente la musica alta già dal parcheggio e ci sono altre coppie appena arrivate che si stanno dirigendo a piedi verso l'ingresso.
Elena mi cinge un braccio in vita, io le cingo le spalle; mi volto e vedo fabio e Roberta che si baciano appassionatamente mentre camminano.
"wow!"penso io " stasera le sorelline sono arrapate mica poco...."
La serata scorre piacevole e devo ammettere di essermi divertito: ho ballato con Elena, Roberta, con l'istruttrice di ballo ed altre cinque o sei donne, ma sempre senza malizia ed all'insegna del volermi lasciare andare. Sono piuttosto timido ed in questi ambienti non sempre mi trovo a mio agio.
In più occasioni, benché concentrato a dove mettere i piedi a ritmo, ho intravisto Elena ballare con Fabio: durante l'ultimo ballo, mentre io sono con altre 10 o 12 persone al centro della pista, li vedo allontanarsi insieme. La cosa mi ha messo un po' di ansia, del resto sono piuttosto geloso e mi riprometto di indagare al più presto.
Si finisce la lezione di ballo ( due ore....ho le gambe ed i piedi indolenziti!) e prima di uscire Roberta propone di berci qualcosa al bar che c'è all'ingresso.
Birra per me e Fabio, una acqua tonica per Elena e coca light per Roberta.
Ridiamo e scherziamo mentre io ho nella testa il tarlo di fabio; mi avvicino ad Elena e fingendo di baciarla sulla guancia le sussurro all'orecchio "cosa sei andata a fare con Fabio, prima?"
Lei si irrigidisce, poi si gira verso di me e candida come la pace mi risponde "niente!"
"sicura?"
"certo! Perché?"
"vi ho visti allontanarvi insieme, mi chiedevo dove foste andati."
"a fumare una sigaretta."
"ok"
"sei geloso?"
"un po'...."
"non ce ne è motivo...."
"potevi aspettare che io finissi il ballo e poi si andava io e te a fumare, no?"
"mi ha invitata lui, mi sembrava brutto dire di no. E poi scusa non ho fatto mica niente di male, è solo una sigaretta col ragazzo di mia sorella!"
"ok, ok....va bene"
Ci ricomponiamo, Fabio ci guarda "tutto bene, ragazzi?"
"si, si" risponde Elena, io abbasso lo sguardo. Maledetta gelosia.....
"sembrava foste li li per litigare" insiste Fabio. A questo punto, mi dico, la soddisfazione non te la do: ho capito che ti scoperesti volentieri la sorellina della tua donna, mica sono scemo. "tranquillo Fabio, siamo solo un po' cotti"
Elena si volta di scatto verso di me e mi bacia con forza, poi si butta sul mio collo e mi sussurra "scusa...."
La stringo forte, non c'è bisogno di aggiungere altro.
"cosa ne dite di fare serata al bowling? Sono solo le undici e domani si dorme" chiede Roberta
"per me va bene" dice Fabio "ok" da Elena.
Io tentenno, poi mi alzo e dico "andiamo!"
Tutti in macchina, tutti verso il bowling. Durante il tragitto Fabio e Roberta si stanno lasciando un po' andare, un po' tanto a dire il vero: è buio e faccio fatica a vedere bene ma sul sedile dietro si stanno spupazzando a vicenda. Roberta si è avvinghiata a lui ed il suo vestitino è salito quasi tutto, la minigonna ormai è una cintura e le scosciate si sprecano. Guido piano e passo più tempo con gli occhi nello specchietto che sulla strada; ad un certo punto Elena mi dà un pizzicotto sul braccio.
"ahia, cazzo!" urlo io. Elena mi guarda accigliata e mi dice "hai finito?"
Mi sento in imbarazzo anche perché dietro i due piccioncini si sono bloccati.
Poi la doccia fredda, Fabio si cinge verso i sedili davanti e mi dice "ti piaceva tanto lo spettacolino?"
Sono notevolmente imbarazzato, mi irrigidisco poi riesco a rispondere "tranquillo, fate come se foste a casa vostra!"
Scoppia una risata generale, ma Fabio non demorde "sicuro? Allora fermati al primo spiazzo che mi voglio mettere comodo"
"cosa vuoi dire?" chiedo io serio
"dai Fabio...." Roberta sembra volerlo dissuadere, ma lui è serissimo
"roby, perché no? Anche Elena ci starebbe."
Elena tossisce imbarazzata mentre si aggiusta maldestramente la minigonna tirandosi su sul sedile e guardando fuori dal finestrino.
"fermati, Luca. Li avanti c'è uno spiazzo, in fondo fra gli alberi prendi la stradina sterrata"
Io non rispondo ma intanto rallento. Guardo Elena "beh? Che faccio?"
"fai come dice, no?" risponde seccata.
" e fai come dico, no?" rincara la dose Fabio.
Cala il gelo in macchina: siamo tutti zitti, io rallento fino sotto i 20 orari, alzo i fari abbaglianti ed entro nello spiazzo; vedo la stradina e la imbocco. Guido piano su questa specie di sentiero, il buio davanti al muso è impalpabile e si vede solo una miriade di insetti volare. E' luglio, fa caldo ma non è afoso, è una serata bellissima per stare fuori, se non fosse per le zanzare più agguerrite che mai.
Ad un certo punto la strada mostra un bivio: mi fermo. "a destra" mi dice Roberta. Cazzo, ma allora ci siete già stati! La cosa però mi tranquillizza, mentre Elena è sempre rivolta verso il finestrino e non mi guarda. Mi chiedo cosa stiamo facendo però proseguo perché, in fondo, qualcosa ho intuito o semplicemente sono curioso da morire.
Vado avanti ancora una cinquantina di metri e il sentiero termina in uno spiazzo. Mi fermo e spengo motore e luci.
Non faccio a tempo ad aprire bocca che Fabio e Roberta hanno ripreso a pomiciare, lei ha già vestitino e reggiseno volati via e limona con fabio mentre mostra le tette al vento, due bocce bianche e generose che ballonzolano felici, lui si sta slacciando i pantaloni e dopo un secondo tira fuori l'uccello che Roberta prontamente prende in mano e comincia a segare piano senza smettere di limonare.
Rimango impietrito, divertito ed eccitato, mi volto verso Elena che, invece, è completamente girata verso il finestrino e di lei vedo solo la nuca. Non sapendo cosa fare cerco le mie sigarette, sto per mettermi a ridere, l'istinto mi porterebbe a prendere Elena per mano e scendere dalla macchina lasciando i due soli a fare le loro cose ma sono incomprensibilmente bloccato. Cerco Elena, vorrei capire cosa passa nella sua testa, cosa significhi per lei la situazione paradossale che si sta delineando. Mi volto di nuovo verso Fabio e Roberta giusto nel momento in cui lei si sta chinando per prenderlo in bocca: prima scappella il cazzo di Fabio, poi passa due tre volte la lingua lungo l'asta ed all'improvviso lo fa sparire in bocca, il tutto con un gemito di lui che pare gradire.
Sono bloccato, stupìto, eccitato ma impietrito per colpa di Elena che non lascia trasparire le sue intenzioni. Roberta continua imperterrita il suo pompino ma nel contempo mi fissa, mi fissa con gli occhi carichi di passione: la testa và su e giù, con una mano stringe il cazzo di Fabio e con l'altra si strizza un capezzolo.
Ho il cazzo in tiro da morire e finalmente Elena si degna di voltarsi: tiene gli occhi bassi, si spinge verso di me mettendomi una mano sul petto ed allontanandomi in modo da farmi appoggiare la schiena sul bracciolo della portiera, poi si volta verso i due seduti dietro sussurrando "ma che bravi". Intanto la sua mano scende verso la mia patta, io resto immobile e lei, con grande maestrìa, libera il mio uccello dai pantaloni e dall'elastico dei boxer. Non appena il fratellino è libero di respirare ci si getta sopra succhiandomelo come solo lei sa fare. In quel preciso istante guardo Fabio, forse per cercare la sua approvazione e scorgo in modo nitido il suo volto illuminato dalla luna che sorride e mi fa l'occhiolino.
Le due ragazze proseguono nel loro lavoro di bocca per qualche minuto mentre io mi accorgo che, forse per colpa dell'eccitazione del momento, sono già prossimo all'orgasmo. Elena lo intuisce e sapientemente rallenta nella sua opera. Roberta invece sta ansimando: mi giro di nuovo e la vedo a cavalcioni sopra di lui che sta scopandosi quel pezzo di carne come una cavalla imbizzarrita.
Elena si stacca dal mio uccello e si getta sulla mia bocca e mi trascina sul suo sedile: in un lampo si leva il perizoma e mi sussurra "scopami!"
"come? Non ci sto. O mi vieni in braccio tu oppure scendiamo"
"allora vieni da questa parte!"
Apro la portiera e di corsa mi porto sul lato passeggero mentre Elena ha spalancato il portello e le cosce e si stà massaggiando i capezzoli. Intanto Roberta si stà lasciando trasportare dall'enfasi dell'amplesso, ha iniziato con gli urletti ed ora grida "SIII, FABIO! SIII, SCOPAMI, SCOPAMI, DAMMELO TUTTO, FAMMELO ENTRARE TUTTO!!!"
Guardo Elena che gronda di sudore: ha sciolto i capelli e mi guarda con un'espressione mai vista e che mai dimenticherò. Appoggio il mio cazzo sulla sua fessura e spingo; la sua figa è già grondante di umori ed il mio cazzo non fa fatica a scivolare fino in fondo. Le stringo le gambe all'altezza dei polpacci ed inizio a pomparla forte, come piace a lei. Butta indietro la testa ed io impazzisco nel vedere le sue tette, una bella terza con due capezzoli rosa e turgidi, che ballonzolano sotto i miei colpi. Ansima, sospira, continua a ripetere "siii....siii..."
All'improvviso Roberta giunge all'orgasmo: una serie interminabile di rantoli, sospiri e frasi sconnesse; Elena sta per mettersi a ridere per aver sentito la sorella godere quando io esplodo il mio seme sulla sua pancia, con un orgasmo violento che mi sconquassa da dentro, spasmi fortissimi che mi piegano sulle gambe. Vado avanti a farmi una sega fino a che non esaurisco le spinte dopodiché mi allontano di un passo: in quel momento si apre la portiera posteriore e scende Fabio, con addosso solo le scarpe ed il cazzo duro e lucente di umori.
Mi dà una pacca sulla spalla e mi dice "cambio, dai!" allontanandomi dalla macchina e tendendo una mano ad Elena la quale si lascia aiutare per scendere dall'abitacolo.
Rimango immobile, ho i pantaloni alle caviglie e la maglietta sudata addosso, Fabio tira Elena verso di se e i due si baciano con passione.
"ma..."dico io, inerme e senza la forza di proseguire nella mia protesta. Fabio fa girare Elena su se stessa, la fa piegare sul cofano della Ford e si mette dietro di lei.
"aaaaaaaaaaaaahhhhhhh....." un gemito di Elena mi fa capire che Fabio è entrato, dove non so. Elena non mi ha mai dato il culo fino ad ora, dice di non averlo mai fatto ma inizio ad avere forti dubbi.
I due hanno preso il ritmo: Fabio le cinge i fianchi con le sue possenti braccia mentre la sbatte da dietro con forza, Elena si lascia scopare assecondando i suoi movimenti ed ansimando quasi con gioia.
Sento una mano toccarmi il culo: mi volto e Roberta mi guarda sorridendo "io sono qui....." mi dice.
Mi rivolto verso Elena che intanto è nel turbine delle sensazioni, anche la macchina ondeggia sotto i colpi di Fabio, mi giro verso Roberta e mi tolgo i pantaloni e la maglietta restando, come Fabio, con le sole Converse ai piedi. Mi butto su Roberta, ci baciamo con foga, le sua lingua è più ruvida di quella di Elena, mi sta spazzolando tutta la bocca. Mi stacco e mi butto a ciucciare i capezzoli, quelle due tette che da sempre volevo ciucciare. Roberta inizia ad ansimare, mi sollevo ed infilo il cazzo senza fatica nella sua vagina.
Iniziamo a scopare ma di tanto in tanto mi giro verso gli altri due, curioso di vedere cosa stiano facendo. Elena urla e si dimena, la conosco, è prossima all'orgasmo. Fabio la pompa senza sosta e le urla "ti piace? Lo vuoi? Lo vuoi il cazzo, vero?" a cui Elena risponde "siiiii....dammelo, siiiiii"
Roberta mi stringe e mi dice "mettiti sotto tu": mi sollevo, la faccio uscire dalla macchina e mi sdraio a pancia in su sul sedile posteriore. Roby mi cavalca a cosce aperte, le sue bellissime tette sono sulla mia faccia e le vedo ballonzolare mandandomi in visibilio.
Un urlo più forte degli altri sancisce l'orgasmo di Elena, poi il silenzio. Roberta sta ansimando, mi monta con ritmo e sento il mio cazzo che si sta già preparando al bis.
Ad un tratto si ferma "mmmmmh, proprio così?"
Io non capisco ma avverto la presenza di qualcun altro vicino a me. Poi Roberta fa una smorfia mentre io sono schiacciato sul sedile da un peso in più: Fabio la stava inculando mentre io la scopavo nella figa.
Roberta urla, un po' per il dolore e un po' per l'eccitazione mentre Elena entra in macchina dall'altra portiera posteriore ed inizia a baciare la sorella mentre le massaggia le tette.
Uno spettacolo incredibile, non so più cosa pensare, mi lascio trascinare dagli eventi.
Continuo a scopare Roberta mentre Fabio la pompa nel culo, Elena mi bacia e si masturba.
Roberta raggiunge un nuovo orgasmo, urlando e contorcendosi, quando Fabio esce dal suo culo sento anche io sollievo. Chiedo a Roberta di alzarsi, non ce la faccio più a stare in quella posizione, mentre intravedo Fabio fare il giro intorno alla macchina e dirigersi verso Elena. Le sussurra qualcosa all'orecchio poi si alza e chiama Roberta la quale si avvicina subito e si china davanti a sua sorella.
Infine si rivolge a me: "luca, vieni qui che ci godiamo lo spettacolo!"
Io cammino titubante verso di lui, giro dietro il posteriore della mia Mondeo e vedo Elena seduta sul sedile di guida con le gambe spalancate mentre Roberta, china davanti a lei, le sta leccando la figa.
"vieni, Luca, vieni a vedere le sorelline come sono brave" mi dice Fabio mentre si masturba il cazzo. Dopo un attimo di esitazione faccio altrettanto.
"bello, vero? Non c'è niente di più bello che vedere due donne fare sesso, vero Luca?"
"si, certo...."
"Roberta alzati un po', mostra il tuo splendido culo! " intima Fabio con tono perentorio che non ammette repliche. Roberta esegue: raddrizza le gambe e piega tutto il busto per andare avanti a leccare la sorella mentre con una mano divarica le natiche mostrando tutta la sua intimità.
"dai, Luca: inculala!"
"cosa?"
"non fare finta di non capire: scopala nel culo! Non vedi che lo vuole?"
Mi faccio avanti timido, ora il mio pene è durissimo al solo pensiero di scoparsi la sorella della mia ragazza, nel culo poi. Sputo sulla mano e mi inumidisco la cappella con la saliva, poi mi metto dritto dietro Roberta, punto il cazzo sul buchino e spingo deciso.
Al primo colpo non entra niente, al secondo sento affondare il mio cazzo nelle sue viscere, umide ed elastiche allo stesso tempo.
Spingo il cazzo fino in fondo, Roberta grugnisce e si stacca da Elena, ora la masturba con una mano mentre io la inculo e le afferro le tette da dietro.
"ti piace?" mi chiede Roberta. Io non rispondo e continuo a scoparla. Roberta si ritrae, lascia sfilare il mio cazzo, si volta e mi prende per mano "mettiamoci più comodi". Si dirige verso il cofano anteriore, si piega in avanti e si appoggia alla carrozzeria con i gomiti. "dai, vieni..." io mi rimetto dietro, impugno il cazzo e lo infilo nel culo al primo colpo.
Non ha fatto una piega, iniziando a dimenare le chiappe per agevolare il mio entrare ed uscire.
Accelero, spingo più a fondo, sto per venire: Roberta mi dice "aspetta, aspetta" si sfila il cazzo dal culetto, si abbassa davanti a me e mi spompina fino a farmi venire nella sua bocca, lasciando colare un po' del mio sperma sulle sue bellissime tette. Elena, che nel frattempo stava scopando di nuovo con Fabio, accorre verso la sorella e le lecca le tette ingoiando il mio sperma, poi le vedo baciarsi con passione mentre la sborra cola sui loro, visi, sul collo, capelli.
Sono sfinito, mi appoggio alla macchina: Elena viene verso di me, mi butta le braccia al collo e mi bacia. Riesco a distinguere il sapore e l'odore di Roberta e del mio sperma, siamo accaldati e sudati ma ci baciamo con passione e con ardore. Roberta intanto si è messa in ginocchio davanti a Fabio e sta succhiando avidamente il suo cazzo.
Passano i minuti mentre tutti e quattro riprendiamo fiato; il solito Fabio rompe di nuovo gli indugi "ed ora il gran finale!"
"cosa più di così?" chiedo io
"stai a vedere...."
Si avvicina a noi due, prende Elena per un braccio e la tira a se baciandola. Roberta si mette alla mia destra impugnandomi il cazzo e massaggiandolo piano.
Sono nuovamente scosso dalla gelosia ma non ho le forze di intervenire.
"ora entriamo nel culetto della bella Elena...." Dice Fabio con un ghigno sadico. Per me quelle parole sono una pugnalata ma non riesco a muovermi, Roberta intuisce la mia tensione, mi accarezza il petto e mi sussurra "tranquillo....."
"no dai, nel culetto no..." protesta Elena senza tanta convinzione. Intanto Fabio la rivolta e la fa appoggiare come Roberta era appoggiata poco prima con me, con i gomiti sul cofano motore e la schiena incurvata. E' alla mia sinistra, allunga una mano e stringe la mia.
"fabio no, dai...." Protesta ancora Elena, sempre meno convinta
"stai ferma..." dice lui divertito mentre armeggia dietro di lei cin il cazzo in mano, poi si solleva sulle punte e lo vedo spingere. Elena stringe la mia mano fortissimo mentre caccia un urlo bestiale: Fabio spinge di nuovo, e più forte di prima "ecco, ecco che ci sono! Sono dentro al tuo culetto, Elena, ti piace?"
"siiiiiii iiiiiiii iiiiiiiihhh"
Roberta cerca di baciarmi ma io la allontano: Elena mi stringe la mano ancora più forte
"hai visto Luca come si fa a rompere il culo ad una donna? Mettiglielo in bocca, dai!"
Io, succube e diligente, mi giro verso Elena e mentre lui le scopa il culo punto la cappella verso la sua bocca che, famelica, accoglie subito il mio cazzo di nuovo duro.
Roberta si lancia su Fabio, lo bacia mentre lui scopa Elena: l'amplesso dura circa due minuti, poi si sfila e mi dice "finiscila tu...."
Estraggo il cazzo dalla bocca di Elena, mi metto dietro ma Fabio mi ferma "sdraiati sul sedile, stai più comodo" mi dice.
Io mi metto sul sedile posteriore della macchina a pancia in su, Elena mi monta sopra dandomi le spalle, impugna il mio cazzo e se lo dirige dentro.
"mettitelo nel culo da sola" le ordina Fabio, dopo un attimo di esitazione Elena indirizza la mia cappella sull'orifizio anale e con altrettanta fatica lo lascia entrare dentro di lei.
Iniziamo a scopare mentre Fabio si pone sopra noi due: punta il cazzo sulla vagina di Elena e spinge.
Siamo andati avanti un paio di minuti a scoparla in due, poi Fabio si è alzato, ha preso Roberta per i capelli e spingendola verso il basso le ha sborrato in bocca. Elena si è sollevata da me, uscendo dalla macchina e lanciandosi sul cazzo di lui insieme alla sorella per assaporarne il nettare.
Sfiniti ci siamo calmati, poi abbiamo fumato una sigaretta, ci siamo rivestiti e piano piano siamo tornati a casa. Lungo il tragitto nessuno ha avuto il coraggio di parlare e giunti sotto casa Elena si è congedata da me con un bacio fulmineo mentre Roberta si è limitata ad un "ciao".
Fabio mi ha dato una pacca sulla spalla e si è diretto furtivo verso la sua Audi.
Dopo due giorni io ed Elena ci siamo lasciati.




martedì 24 settembre 2013

L'estasi

Immobile 
il tuo sesso
dentro di me
lasci che la mia sete 
non abbia pace
che io cerchi 
il tuo sapore
che io infranga
il mio piacere 
su di te
solo per i tuoi sensi
Ma il tuo sguardo
scava la mia anima
e mi porta 
pieno d'amore
all'estasi


lunedì 23 settembre 2013

L'intervista (2^ ed ultima parte)


Come giudica lo scambio di coppia?”
Avevo riacciuffato il ‘lei’ e di questo andavo fiera. Avevo me stessa sotto controllo. Ma i miei occhi,mentre parlavo degli home (sexy) items, avevano vagato sugli oggetti appoggiati sul bancone del bar di fianco e la mia mente ne aveva immaginato l’impiego o ricordato come in passato erano stati proposti. Così, avevo rallentato l’incalzare del tono della mia voce, fatto pause inutili e tradito uno sguardo un po’ troppo preso.
Cercai di riprendere il contegno anche nel parlare e risposi alla domanda.
“Lo giudico pericoloso. Pericoloso per chi si ama ancora e vuole solo ravvivare il rapporto, perché si corre sempre il rischio di incontrare in un’altra persona l’alchimia giusta che fa perdere la testa. Ma in tutte le altre circostanze, per le coppie che trascinano un rapporto ordinario, per gli amanti annoiati, per chi in fin dei conti non ama più o non ha mai amato, per chi si vuol divertire e condividere momenti di puro sesso…è molto stimolante e lo consiglio. Si va, si fa, si torna che tutti hanno tradito tutti con la benedizione dei partner…una situazione perfetta che chiunque e comunque tradisca vorrebbe sempre trovare. In fin dei conti se è consenziente e reciproco può durare quanto una storia a due, salvo avere le complicazioni di una storia moltiplicate per…due…coppie!”

“Ha mai provato la doppia penetrazione?”
Vidi il suo sguardo perplesso nell’incontrare il mio. Forse aveva un’altra aspettativa riguardo la domanda e si attendeva un elogio dello scambio di coppia? Mi aveva guardata, dunque la sua eccitazione si era un po’ raffreddata, ma io non ero lì per eccitare lui…no?
Immaginai il mio primo esperimento di doppia penetrazione. Fu semplice, tutto sommato, perché si trattava di una bomboletta di deodorante nella figa e di due dita nello sfintere, il tutto ben guidato da un amante sapiente. Ma pensai che quell’esperienza poteva non essere di interesse per il mio intervistatore, che, dopo la risposta precedente, aveva forse voglia di sentire altro.
“Si, ricordo una delle prime volte che ne fui coinvolta. Ero con due amici a casa mia, in una domenica pomeriggio davvero noiosa, una di quelle dove il silenzio nel soggiorno è spezzato solo dal ronzio delle auto sulla pista di qualche autodromo impegnate in qualche gara di Formula uno. Tutti e tre sul divano, attendevamo altre due amiche per uscire insieme verso qualche centro commerciale. Annoiata a morte dalla trasmissione sportiva, mi addormentai, appoggiandomi ad uno dei due. Quando mi svegliai, il mio amico mi aveva infilato una mano nei jeans e tentava di masturbarmi, mentre l’altro mi accarezzava il sedere sui pantaloni.
Pensai di accontentarli....

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venerdì 20 settembre 2013

L'intervista (1^ parte)



Emmarosa

<<Quando si comincia a tenere un blog e a scrivere sui siti specializzati si attirano subito le attenzioni degli habitués del genere… quindi tutti a leggere, commentare, mandare e-mail e tentare di conoscerti.
La circostanza, vissuta senza difese, può dare alla testa e può portare dove non si voleva finire.
Nel mio caso, a letto con qualcuno.
Mi ero data questo dictat assoluto e intendevo rispettarlo, a qualsiasi costo.
Quindi, quando mi arrivò la richiesta di un giornalista per un’intervista tête à tête, fui molto decisa a respingere l’invito.
Nessun incontro personale. Nemmeno con un articolista. Così, insistetti per avere le domande via mail e per rispondere con lo stesso mezzo.
Le argomentazioni del mio corrispondente furono chiare, da subito:per trattare di sesso apertamente, come voleva fare, doveva avere certe garanzie. Ad esempio, mi disse, che fossi una persona, uno scrittore individuale e non un gruppo di persone. Ad esempio, che fossi veramente una donna. Ad esempio, che fossi attraente come il pubblico immaginava. Potevo anche non rivelare il mio nome, mantenendo il mio pseudonimo, ma mostrarmi dovevo mostrarmi. E mi avrebbe garantito la privacy che chiedevo.
Troppe insistenze,anche se con argomentazioni che potevo condividere. In più, mi scriveva da un indirizzo personale, il che non mi aiutava a veder chiaro nella possibilità che mi offriva.
Avrei fatto anch’io così.
Poi, un giorno, l’ennesima sua email, ma con l’indirizzo di posta elettronica ufficiale della rivista per cui scriveva.
Eh, quando lo lessi…capii che non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di poter essere pubblicata su M*******, lasciai cadere i miei dubbi e risposi immediatamente “Ok, venerdì pomeriggio, autostrada Axx, direzione Xxxx/Yyyyy, Autogrill A**** ore 16.30. Potrei avere la lista delle domande per prepararle?”.
La risposta arrivò in un minuto “Appuntamento ok. No, le domande, ripeto, le devo fare di persona e in…presa diretta. A venerdì. Sarò puntuale. Non abbiamo molto tempo se poi l’intervista vogliamo vada in stampa per l’edizione della prossima settimana!. Buona giornata.”.

Per i tre giorni che seguirono, studiai una strategia. Dovevo fare colpo professionalmente, come scrittrice, cioè, e non personalmente.
Decisi, così, che mi sarei vestita con un lungo pullover e dei leggings, sandali altiper darmi un tono e i miei orecchini pendenti portafortuna.
Pensai a lungo e cercai anche di immedesimarmi in un contesto, per fare subito un’impressione di intervistata esperta. Era una cosa difficile e sempre trovavo dei punti in cui il muoversi della scollatura, un sorriso divertito, uno sguardo di lato, potevano creare quella atmosfera maliziosa che volevo evitare. Ero tesa e nervosa. Si avvicinava il momento e non sapevo gestire l’imbarazzo.
Poi, prima di partire per l’appuntamento, quello stesso venerdì, vidi per caso passare in tv lo spot dell’acqua tonica, dove la Thurman si fa intervistare da un giornalista eccitato e imperlato di sudore che equivoca e le propone impacciato e spudorato del sesso e lei glissa con la massima nonchalance senza scomporsi di un capello.
Bene, a questa recita ero pronta.

Presi la macchina e in mezz’ora fui là, calcolando di arrivare in anticipo di almeno venti minuti e ambientarmi.
Quando entrai, lo riconobbi d’istinto. Era già lì e non era un maturo pancione sudato come me l’ero figurato. Poteva avere qualche anno meno di me, ma non era un bamboccio, come di solito mi sembrano quelli più giovani, anche se di poco.

Mi avvicinai al tavolino che aveva occupato, l’unico con due sgabelli di tutto il locale.
Non mi ricordo se lo salutai o se invece gli sorrisi e basta, porgendo la mano come Uma nello spot.
Di sicuro rimasi in silenzio per dargli modo di non perdere tempo in (e non fare) domande indiscrete e per non perdere l’autocontrollo che avevo guadagnato e non cadere nella mia innata timidezza.
Mi sorrise, mi squadrò come era scontato che facesse un uomo e, aprendo la copertina dell’iPad, buttò lì la prima domanda.

“A quale età ha avuto il primo incontro con un pene?”
L’ingenuità della domanda mi fece sorridere. Evidentemente il giornalista affrontava una delle sue prime interviste sull’argomento e sembrava camminare sulle uova. Decisi perciò di dare una svolta al linguaggio, che doveva servire ai lettori per immaginare, conoscere, creare, attuare… “La prima volta che vidi un ‘cazzo’ (chiamiamolo con il nome che più ce lo rammenta eretto, turgido, lucido e pronto…) avevo 14 anni. Non ero proprio una bambina e questo essere già cresciuta forse mi ha evitato traumi che poi potevano allontanarmi dal piacere del sesso.
Era uno dei primi fidanzatini, ed è successo in camera sua. La casa vuota, la penombra di un pomeriggio di luglio, la radio suonava Jump dei Van Halen… non proprio il massimo del romanticismo… Lui aveva 18 anni e ci stava provando da un po’. Ricordo che mi girò sul letto, spostò i suoi pantaloncini da jogging e me lo infilò in bocca senza nemmeno chiedermi se era la prima volta.”

“E come è stato il primo contatto, cosa ha provato?”
“Feci quello che dovevo fare, come se lo avessi saputo da sempre. E non mi disgustò. Trovai solo che la consistenza assomigliava molto alla gomma, e l’esterno liscio e lucido come la pelle di un serpente. Da quel momento smisi di provare ribrezzo per i serpenti…Lì per lì questo succhiare e leccare non mi rendeva partecipe. Cercavo di immaginarmi il suo piacere…fisicamente, intendo, perché visivamente avevo davanti il suo viso che bramava ciucciate e la sua voce che mi diceva ‘si…si, ancora, ancora…’. Con questo pensiero, i giorni seguenti, cominciai a trovarmi improvvisamente bagnata e allora decisi di fare io stessa la prima mossa la volta successiva.”

"L’emozione di perdere la verginità come l’ha gestita?"
Aveva sparato lì anche la terza domanda, senza ancora guardarmi bene in viso. Era imbarazzato? Era schifato? Era deluso? Mah… però notavo che cercava di sedersi meglio sullo sgabello, allargando le gambe. Con uno sguardo indifferente, buttai gli occhi sulle sue cosce, robuste, muscolose sotto i pantaloni attillati sul femore e… si, vabbè… anche un po’ sul cavallo. Che dire, c’ero scivolata involontariamente a dare un’occhiata.
“Quella è avvenuta dopo. Non avevo fretta. Fare pompini e perdermi a succhiare, leccare, masturbare era davvero incommensurabile. Questa cosa mi è rimasta, perché se la penetrazione mi dà un’emozione maggiore e trovo che il rapporto non si possa concludere senza, l’eccitazione maggiore ce l’ho durante una fellatio.
Persi la verginità nel modo più classico, stesa a terra su un tappeto a casa della sorella del mio ragazzo. Lui tentava di tranquillizzarmi, ma ancora mi chiedo il perché. Non sentivo dolore, era una penetrazione voluta e cercata, l’eccitazione era altissima ed alla fine mi sembrò che fosse una cosa di cui non poter fare mai più a meno.”

"Che rapporto ha con la masturbazione?"
A questa domanda deglutì.
E io mi stupivo di non provare nessun imbarazzo, né a ricevere le domande (che capivo si sarebbero fatte sempre più hot) né a rispondere con dovizia di dettagli e descrizioni, come se stessi scrivendo uno dei miei racconti.
“Penso che nella vita non puoi aspettarti dagli altri niente di più di quello che tu stessa puoi fare. E questo vale anche per il sesso. Se non so come gestire il mio piacere, come posso creare i presupposti per godere dal corpo di un'altra persona? Perché, chiaro, indirettamente indirizziamo i gesti e le iniziative degli altri in un unico senso: quello di aumentare e perpetrare il massimo soddisfacimento fisico e mentale… Tu mi tocchi, io sposto il mio corpo verso il punto che per me è più erotico… tu mi baci ed io vado con il viso più giù…”.
Avevo usato il tu. Non bene, dovevo correggere il tiro. Speravo passasse inosservato perché faceva parte di un esempio.
“E masturbarsi davanti all’altra persona in realtà è uno spettacolo sul ‘come ti vorrei’, sul ‘come vorrei che mi facessi godere’…è l’estasi dei cinque sensi…la vista, per l’eccitazione erotica che la visione del piacere sessuale dà…l’udito, perché ci si abbandona più facilmente alle parole e ai sospiri…l’olfatto, perché gli umori che si sprigionano portano il profumo del godimento e contemporaneamente il gusto, perché l’odore fortissimo dei feromoni si insinua sulle papille e sulle mucose del palato quasi a voler descrivere come sarebbe il leccare la pelle dell’altra persona e…il tatto, perché chi guarda non tocca ma è sollecitato ad allungare la mano e unirsi a te”
Cazzo, di nuovo il ‘tu’!

“Preferirebbe masturbarsi davanti ad un uomo o davanti ad una donna?”
Perfetto, stava usando ancora il ‘lei’… forse non se ne era accorto…
Però fissava la mia mano appoggiata sul tavolino…per un attimo pensai stesse immaginandola a stimolare il mio clitoride mentre a gambe aperte stavo su quello scomodo sgabello nell’Autogrill… la mia fantasia di scrittrice di racconti erotici cominciava a lavorare su un soggetto…ma tornai alla domanda che mi aveva fatto e risposi senza scomporre un muscolo.
“In ogni caso sarebbero due momenti diversi…masturbarsi per un uomo è diverso che farlo per una donna…è più facile eccitare un uomo, che ha bisogno di gesti semplici, diretti, di gemiti definiti e di sapere dove e come la donna sta provando piacere…masturbarsi per una donna è diverso… ogni gesto che si fa deve idealmente arrivarle come quasi fosse fisico e farle provare la stessa cosa, negli stessi punti, con la stessa intensità…per una donna si deve riuscire a farla immedesimare…per una donna si deve essere se stesse e farlo per se stesse.”. Adesso mi guardava, fisso. Aspettava quello che non gli avevo detto “Non ho risposto, eh…? No, non ho risposto…ma anche si…”. E sorrisi come non avrei dovuto.

"Fa uso di sex toys?"
Aveva un elenco di domande sul notes dell’iPad. Quando finivo di rispondere, vedevo che faceva scorrere il dito avanti e indietro forse scegliendo quella successiva… ma mi accorsi ad tratto che quel gesto era diventato meccanico e che la direzione dello sguardo non era sulle domande. Cercai di non verificare dove esattamente mirasse e pensai alla risposta.
“Si”
Lui stava ad aspettare.
Mi dissi che la pausa serviva a creare suspence. In realtà, dovendo essere sincera, serviva a me per ricompormi e per ritrovare un po’ di lucidità La descrizione della masturbazione, l’entrare così nell’analisi delle sensazioni, mi aveva procurato una sottile eccitazione e sentivo i capezzoli inturgidirsi e il seno gonfiarsi nel reggipetto. Mi sedetti meglio ed ebbi la conferma che mi avevo le mutandine fradice. Dovetti accavallare le gambe anche per non badare alle pulsazioni che sentivo là in mezzo. L’argomento sex toys poteva essere trattato tradizionalmente o…a modo mio. E l’eccitazione mi portò involontariamente sulla seconda alternativa.
“Vede… scusi, come si chiama lei?”
“Andrea”
“Ecco, Andrea, vede…ogni sex toy replica o si adatta ad una funzione precisa. Si pensa che il sex toy serva proprio a far volare la fantasia verso orizzonti più ampi e disinibiti. No. E’ costruito esattamente per un certo tipo di uso, efficacissimo, per carità, ma ciò non lascia spazio alla fantasia. Preferisco che si usino degli home items…che si possono prestare davvero a qualsiasi interpretazione. Ogni oggetto ha in sé, infatti, una forma, una consistenza, una superficie idonea a qualche pratica erotica…in più…sono sempre a portata di mano e non dobbiamo rinunciare di dar corpo all’immaginazione per mancanza.”.... (continua)

domenica 15 settembre 2013

La sera imperla


La sera imperla
Attimi sospesi
Di baci promessi
E desideri attesi
Di profumati abbracci

Oltre, Noi


Quali braccia
Se non le tue
Quali mani 
Se non le tue
Quale bocca
Se non la tua
La mia pelle
Desidera te
La mia mente
Spazia oltre
Il tempo
Oltre lo spazio
Oltre il suo abbraccio
Oltre la sua voglia
Oltre la sua stretta

Oltre,
Noi

sabato 14 settembre 2013

Guardami

Guardami

Guardami
Tu mi possiedi
Guardami
Tu non mi perdi
Guardami
Tu mi appartieni
Guardami
Tu ti abbandoni
Guardami
Tu mi riprendi
Sento la presa
Delle tue mani 
Sui fianchi
Sul collo
E i polsi
E caviglie
Legati 
Al tuo cuore

giovedì 12 settembre 2013

Uno scambio di favori

Da sempre mio marito sfuggiva una sola cosa, a letto: qualsiasi sfioramento anche impercettibile del sedere.
Inteso complessivamente: natiche, sfintere, ano.
Inavvicinabile, appena provavo come per caso ad avvicinarmi, scattava via e mi urlava “Il mio culo non si tocca!”.
Così, da tempo me ne ero fatta una ragione e non provavo nemmeno più a provocarlo.
Lui si reputava un vero uomo solo per questo, perché nominava spesso la sua integrità con riferimento alla mascolinità, anche se poi la sola cosa che non mi piaceva del sesso fatto con lui era quel suo modo di guaire come una femminuccia durante l’orgasmo.
Avevo avuto qua e là esperienza però che la cosa non era per niente correlata e qualche mio amante, più o meno occasionale, mi aveva dimostrato esattamente il contrario.
Uno, in particolare, mi chiedeva di stringergli le natiche con le mani durante l’amplesso, aprirgliele come se stessi offrendo il suo orifizio ad un uomo, immaginario terzo compagno di letto, mi chiedeva poi di tendere le braccia e con una mano guidare la sua asta dentro di me e con le dita dell’altra fotterlo nel culo. Ma davvero mi scopava da re e mi metteva una verga imponente in bocca fino a farmi venire solo con il pensiero.
Quel pomeriggio, rientrando in casa prima del solito, mi fermai sulla porta con le chiavi in mano. Non avevo trovato giri di chiave e immaginai che mio marito fosse in casa, anche perché quello che stavo sentendo era il suo squittio di massimo piacere. Pensai si stesse masturbando. Lo vedevo già con le mutande calate seduto sul water con una rivista davanti, oppure sul divano con la tv accesa su un canale hard.
I gridolini venivano dal salotto, infatti, così mi diressi con passo di velluto e spiai dal buco della serratura.
Non vedevo bene, c’era però un’altra persona nella stanza, questo era indubbio. Non si eccitava davanti alla tv, ma con un buon motivo in carne ed ossa. Tutta carne, visto che non aveva abiti addosso, mentre mio marito sembrava solo mezzo spogliato.
Origliavo, ma non sentivo la voce dell’altra persona, che sussurrava suoni incomprensibili, ma sembrava incitarlo a godere.
Nell’intreccio dei corpi, non capivo come fossero messi, ma sempre di più realizzavo che mio marito poteva essere steso sotto, a gambe alzate.
Ma cosa…?
Non resistetti e aprii piano la porta, in una fessura abbastanza larga da infilarci metà della testa.
Non mi sentirono, erano troppo occupati.
In piedi davanti a lui, messo come avevo intuito c’era il suo migliore amico che glielo stava infilando nel culo.
“Bene” pensai “eccolo lì il vero uomo, a gambe sollevate e culo all’aria mentre lo prende senza tante storie”.
Richiusi la porta e me ne andai silenziosa come ero rientrata. Inutile dire che a questa cosa pensai ininterrottamente giorno e notte, perché una cosa mi bruciava: che si fosse negato alle mie provocazioni da sempre e soprattutto per averlo fatto con motivazioni tanto mediocri e superficiali.
Ero talmente tormentata da questo pensiero che non potei non parlarne al mio amante. Lui si mise a ridere e disse che era l’occasione che aspettava da tanto tempo. Prendersi una rivincita, con il mio permesso, sull’uomo che mi teneva legata senza tante alternative da parte sua. Mi parlò dell’idea che gli era balenata in testa e con tanto entusiasmo che non esitai a dire di si.
Arrivò il sabato, giorno sacro al sesso per mio marito che d’altra parte faceva il ragioniere di banca. Il segnale era un sms quando mio marito si fosse preparato a fare la doccia, cioè verso le 23. Era talmente metodico che non sgarrammo di un minuto.
Aprii la porta, feci scivolare il mio amante fino alla camera da letto e lo feci entrare nell’anta principale del grande armadio, come nel più classico dei feuilleton.
Qui l’epilogo, però, sarebbe stato diverso.

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Chi la fa, l’aspetti - 2


Poche settimane fa il mio amante è tornato a casa per un periodo. Notti di fuoco, nonostante il mese di giugno fosse parecchio piovoso. Naturalmente tra noi c'è ben altro che una relazione solo fisica e passiamo anche parte del tempo a parlare e a dirci proprio tutto.

Fu così che non resistetti e gli raccontai dell'episodio dell'estetista.

Certe cose non puoi raccontarle per e-mail o per telefono quelle rare volte che puoi avere a disposizione un po' di tempo. Così ho rimandato a quando se ne fosse presentata l'occasione.

Tradimento o non tradimento era il tema sul quale mi aspettavo di discutere, ma il focus si era spostato su un altro argomento.

Dopo avergli descritto molto bene, e ripetuto e confermato come fosse questa Laura, lui mi dette la certezza che si trattava di una sua ex amante con la quale aveva chiuso in malo modo i rapporti quando lui l'aveva sorpresa a letto con un'altra.

Corrispondeva.

"Attenta, mi disse, è una stalker. Se ti ha preso di mira non ti molla più. Ed e' perché sa qualcosa di te e me."

Il dubbio che, quindi, mi era sorto era che quello che era avvenuto non fosse stato casuale. Certo, trovare lavoro proprio dall'estetista che frequentavo io, quello poteva essere casuale. Ma l'episodio lesbo magari era un piano improvvisato lì per lì dopo avermi riconosciuta. Una sorta di

rivalsa nei confronti del suo ex e del mio amante.... come dire "Me la sono fatta anch'io, la tua donna".

Per un po' di giorni questa cosa divenne un tarlo. Passavo spesso davanti al centro estetico e non mi decidevo ad entrare, anche perchénon sapevo bene cosa avrei fatto. La spiavo, sapevo orari d'entrata e d'uscita, se e quando aveva una pausa caffè, chi incontrava, mi ero spinta fin dove abitava. La stalker ero io.

Avevo notato che arrivava al lavoro, usciva in pausa e se ne andava sempre con una collega che però non avevo mai visto prima. Forse aveva legato con una nuova assunta come lei, per solidarietà o per... attrazione.

Ad un certo punto, il problema divenne per me insostenibile. Dovevo affrontarla.

Così mi decisi ed entrai nel centro estetico per cercare una scusa. Mi venne incontro la titolare, che con gran sorrisi e complimenti mi parlò di un nuovo trattamento che stava proponendo alle clienti che abitualmente facevano la ceretta. A metà prezzo, il giovedì pomeriggio, avrei potuto provare l'epilazione con pasta di zucchero una tecnica nordafricana praticata fin dai tempi degli antichi egizi e bla bla bla.... La cosa mi interessava, ma mi interessava ancor più incontrare Laura. Così chiesi esplicitamente di lei e trovai il modo di fissare un appuntamento.

Il giovedì, mi presentai con un perizoma molto seducente, sapendo che l'epilazione riguardava anche l'inguine e attendevo di tenderle la tela del ragno.

Invece, mio malgrado, non era sola, ma accompagnata dall'altra collega con la quale la vedevo sempre insieme. Non sarebbe quindi accaduto nulla, immaginai.

Ma ormai ero li ed ero anche paziente. Forse potevo cogliere qualche occasione e volgerla a mio favore.

L'epilazione con pasta di zucchero e' effettivamente fatta usando una sorta di caramello, quindi commestibile. La titolare entrò subito mentre mi sistemavo sul lettino e mi illustrò il procedimento, i vantaggi e poi chiese, come completando una poesia imparata a memoria al corso che aveva fatto, a Laura di farmi assaggiare il caramello, cosi che potessi verificare era proprio commestibile. Salutò e passò ad un'altra cliente che l'aspettavo in un'altra cabina.

Laura prese con un bastoncino di legno della pasta color miele dal barattolo sul fornelletto e me lo porse. Io appositamente non allungai la mano per afferrarlo, ma me lo feci offrire, aprendo la bocca perché me lo facesse colare dentro.

Laura mi guardò maliziosa, fece quello che doveva fare molto lentamente, imboccandomi infine perché leccassi il bastoncino e lo ripulissi per bene. Poi passò della pasta alla collega e se ne prese per sè ed entrambe cominciarono a stendermela sulle gambe. Devo dire che a differenza della caretta normale, l'epilazione a pasta di zucchero e' molto sensuale, quasi erotica, e non me lo aspettavo. Non da' dolore, se non una piacevolissima sensazione di sofferenza fuggevole e circoscritta, che quasi diventa piacere. Il resto e' un massaggio lento e prolungato per stendere la pasta. Tanto lento che ci sarebbero volute quasi due ore per una depilazione completa. Mi abbandonai a quella sensazione imprevista, senza però perdere lucidità e prontezza di riflessi. Anzi, enfatizzavo l'abbandono per spingere la situazione in una certa direzione, anche se ero convinta che con l'altra presente, Laura non avrebbe fatto nulla.

Incrociai il suo sguardo mentre con sguardo languido mi leccavo le labbra dal caramello e poi ancora mentre mi apriva le gambe per stendere la pasta sull'inguine. Quello era un punto critico. O cedeva li o non avevo altra chance.

Non resistette, mi infilò la mano come per sbaglio nella vagina già umida dall'effetto ceretta e se ne sorprese, ma questo le dette definitivamente coraggio perché con un'occhiata indicò alla sua collega di assicurarsi che la porta fosse chiusa, e di stare in silenzio.

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