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mercoledì 30 ottobre 2013

Un tuffo



Un tuffo 
nelle profondità dei pensieri 
e non vedo dove 
e non so perchè 
sento solo nostalgia 
e languore 
e calore 
di te 
che sei in superficie 
ad aspettare che io ritorni

giovedì 17 ottobre 2013

Giorno del Guest Writer: ospite Amensa con "Una cena fantastica"



E:Oggi abbiamo il piacere di ospitare come guest writer uno scrittore di racconti erotici noto con lo pseudonimo di Amensa. Benvenuto! Allora… vuoi descriverti un po’ ai miei lettori?
A: A proposito …. Mi chiamo Mensa Andrea, e quindi quello non è uno pseudonimo

E: Da quanto tempo scrivi?
A: Da pochi mesi, forse un anno

E: Dove possiamo seguirti? Scrivi in particolari siti o su un tuo blog o sito personale?
A: Io scrivo molto di economia, abbastanza su FB, luogo comune, o altri blog.

E:Perché scrivi di eros?
A: Perché ad un certo punto della mia vita ho cominciato a fare strani sogni, estremamente realistici e completi di ogni sensazione ed emozione …… molti erano ricordi, altri solo fantasie …. Non ho mai cercato di contrabbandare gli uni per gli altri.

E: Quale ti aspetti sia il tuo pubblico?
A: Chi vuole percepire la differenza tra pornografia ed erotismo.

E: Quale genere erotico preferisci leggere?
A: Ho letto in passato, ora mi dedico all’economia. Quello che ritengo il capolavoro erotico per eccellenza è Emmanuelle.

E: E di quale genere erotico preferisci scrivere?
A: Le mie esperienze sono essenzialmente con una donna, e quindi è quanto credo di conoscere.
Ho tentato in tutti i modi di distinguere la scrittura erotica da quella pornografica, ma insistendo sul fatto che l’erotismo, pur avendo sue regole, è soprattutto da vivere.

E: Scrivi anche racconti, romanzi, poesie non erotici?
A: Penso di raccogliere in un libro i racconti pubblicati qui su ewriters ( o almeno i migliori), sono alla supervisione di una umanista, tanto per migliorarne la forma.

E: C’è uno autore in particolare che ami o a cui ti ispiri?
A: No … non più

E: Sai, il pubblico se lo chiede sempre: hai provato tutte le pratiche erotiche di cui scrivi oppure ci sono cose che descrivi di pura fantasia?
A: Quando ho scritto di fantasie, l’ho sempre denunciato chiaramente ….. il resto è vissuto .
Tanto vissuto che quanto vi propongo è il racconto di una cena di lavoro, finito in modo molto piacevole …… e quanto mi ha rimandato la donna che nel mio scritto si è riconosciuta, circa 30 anni dopo. Buona lettura

E: Ti ringrazio della piacevole conversazione e ora… godiamoci la lettura della tua opera che ci hai portato come omaggio….


Una cena fantastica.

di amensa, pubblicato martedì 5 marzo 2013 su ewriters.it

Accadeva a volte, nell’azienda in cui ho lavorato, che la direzione organizzasse una cena di lavoro per permettere ai quadri dei nuovi clienti, di conoscerci, oltre che a livello di funzione, anche a livello un po’ più personale.

È vero che così possono nascere sia simpatie che antipatie, ma le simpatie sono molto più importanti delle antipatie perché portano ad operare ad un livello meno asettico, a comprendere sia le richieste che le osservazioni scremate da quel dubbio che sovente blocca, causa indugi e incomprensioni, e si può esprimere con “oltre al significato letterale, cosa vorrà veramente dire “ ?
Pertanto una conoscenza fuori dell’ambiente di lavoro, risulta propedeutica ad affinare la comprensione tra chi dovrà poi affrontare operativamente i problemi da risolvere.
E questo sia a livello operativo che a livello manageriale.
Così accadde, ad una di queste cene di lavoro, che la lunga tavolata venne occupata da una parte dai manager, e via via dagli operativi. Quelli della mia azienda da una parte del tavolo, quelli del “cliente” dall’altra.
Come sempre, io mi sedetti dalla parte opposta ai manager. Ho sempre avuto una idiosincrasia verso di loro, anche se devo ammettere di aver avuto anche dei capi “umani” e non ossessionati dall’azienda, dalla produttività, dall’efficienza ecc ……
Noi dell’azienda arrivammo praticamente tutti insieme, visto che ci eravamo dati appuntamento per recarci al ristorante che solo pochi conoscevano, mentre le persone del cliente giunsero alla spicciolata.
È curioso notare come molte persone, inclini a farsi notare dai capi, magari un po’ servili, cerchino di stare il più vicini a loro, per catturarne i discorsi, mentre coloro che sono consapevoli delle proprie capacità, conoscano già bene il proprio lavoro, e quindi non sentano più il bisogno di mettersi in mostra, occupino i posti liberi casualmente, al limite tendendo a raggrupparsi per migliorare la comunicazione tra loro.
Era restato così libero l’ultimo posto del tavolo di fronte a me, quando per ultima giunse una programmatrice, che non ebbe scelta, e mi si sedette di fronte.
Era una non bellissima, ma con tutto al posto giusto, femminile, ben curata e direi seducente.
Indossava una lunga gonna al polpaccio, con un bello spacco sopra al ginocchio, una camicetta bianca con una bella guarnizione di pizzo che permetteva di intravvedere la parte interna dei seni, un corpetto dello stesso tessuto della gonna, tipo gilet, tacchi alti ma non eccessivi che le permettevano di muoversi con una eleganza non sfacciata. Ecco dovessi riassumere il tipo, direi molto femminile.
Lo sguardo allegro, un po’ ironico e due labbra rosse, ma non volgari e una pettinatura che metteva in risalto una chioma castana che arrivava alle spalle.
Un bel tipo, interessante, e quando ci presentammo ed iniziò a parlare, dovetti riconoscere anche spiritosa.
Anche nella conversazione mostrò subito una innata tendenza all’ironia, molto elegante, ed una capacità di cogliere immediatamente ogni aspetto dell’insieme, degno di nota, e di commento. La disposizione delle persone, il loro modo di postarsi, di gesticolare, l’ossequio di alcuni verso i capi, e tante altre cose che, se ascoltate senza vedere la scena, ne avrebbero comunque descritto perfettamente i caratteri significativi.
Raccontai alcune belle barzellette, tanto per uscire un po’ dalla pura osservazione, mentre nella mente mi si cominciava a formare una immagine di lei, come donna, come possibile amante.
Così i discorsi, sempre assecondati molto attivamente da lei, si spostarono gradatamente sul personale, sui gusti, nel vestire, nel mangiare e bere, nei divertimenti e passatempi e infine sui rapporti ……. E sul sesso.
Discorsi sempre molto seri, mai volgari o sfacciati, molto simili a quelli che potrebbe fare uno psicologo tesi a conoscere l’altro, ed anche apprezzarne la libera interpretazione della vita e del piacere.
E, ad un brindisi proposto rumorosamente dai capi, colsi l’occasione di sporgermi verso di lei e le sussurrai:
“se anche lei pensa che la serata possa concludersi come penso io, vada in bagno e si tolga le mutandine”.
Con uno sguardo misto di stupore e divertimento si ritrasse lievemente, alzò il calice, e dopo averlo accostato al mio, bevve.
Ci sedemmo nuovamente e riprendemmo lo scambio di opinioni sulla serata, sui capi, e addirittura sul lavoro da intraprendere ……. Sembrava che volesse rifuggire da ogni argomento personale …..
“Peccato” pensai “ è andata buca, ho sbagliato qualcosa …..” ma dopo alcuni minuti dopo il brindisi, si alzò, e diresse verso i bagni.
Tornando mi passò accanto e mi mise in mano un piccolo gomitolo di pizzo, che guardai tenendolo in pugno, e lo misi velocemente nella tasca della giacca.
Da quel momento iniziammo a scambiarci sguardi carichi di significato, mentre i nostri piedi si toccavano, sfioravano le caviglie in lievi carezze.
Era chiaro che nella mente ci scambiavamo immagini reciproche di cosa desideravamo, di come avremmo voluto esser già abbracciati, del desiderio di baciarci e toccarci, benché in quell’ora che ci separava dalla fine della cena, non facessimo altro che guardarci con sguardi carichi di desiderio, intervallati solo da piccoli commenti ormai quasi privi di significato.
Era chiaro a entrambi che la mente era soltanto più occupata dall’immaginare il “dopo”, quando terminata la cena si sarebbe passato ai saluti.
Scambiati i saluti con gli altri, ci guardammo soltanto più e le dissi “con la mia auto o con la tua?” al che rispose dolcemente “portami dove vuoi tu” e così velocemente ci dirigemmo a quel motel che già conoscevo per aver vissuto altri piacevoli incontri.
Lascio alla fantasia del lettore, immaginare quanto e cosa accadde nell’intimità della stanza, ma dico soltanto che il livello di desiderio dell’uno per l’altra, che si era creato in quell’ultima ora, rese l’incontro forse la più bella espressione di erotismo, di sesso, di piacere, che io ricordi.
Purtroppo non la incontrai più ….. lei già sapeva che si sarebbe trasferita nella agenzia tedesca della sua ditta, ma non me lo disse, per non rovinare con quella nota negativa la dolcezza e la bellezza di quel nostro unico incontro.


E questo quanto ricevetti dopo alcuni mesi dalla pubblicazione di quanto sopra.
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Mio unico e grande amante
Una mia amica mi ha indicato ewriters, ed il tuo nome, come quello che, superando la pornografia tenta la scrittura erotica.
Curiosa sono andata a leggere e ……….. mi sono ritrovata.
Un colpo al cuore mi ha fatto rivivere il nostro incontro, il tuo fare spregiudicato, sbarazzino, ma educato, il tuo sguardo che mi ha spogliata dal primo momento che mi hai vista.
Sono la programmatrice alla quale hai fatto vivere una serata unica, indimenticabile, e nel leggere il tuo racconto ho rivissuto quei momenti incredibili.
Da diverso tempo, allora, presa com’ero dal lavoro, desideravo un uomo, un po’ di sesso che spegnesse quegli stimoli che si facevano sempre più insistenti e pressanti dentro di me, ma, ai tempi, una donna che in modo evidente avesse preso l’iniziativa di un incontro, sarebbe stata inesorabilmente qualificata come puttana.
Eppure il desiderio, a volte coglie anche noi donne, e ricordo, quella sera, preparandomi e vestendomi per partecipare alla cena,  pensai più volte “chissà se sarà la volta buona” ed istintivamente mi toccai, e masturbai fino a dovermi cambiare perché ormai bagnata.
Poi, ripreso il mio portamento serio e pudico, venni a cena.
Eri davvero un bell’uomo, spiritoso, allegro, ma con quello sguardo indagatore che mi faceva sentir nuda ai tuoi occhi.
Ma ti riporto cosa provai quando mi chiedesti di togliermi le mutande.
Sconcertata, col forte timore di essermi esposta, di aver manifestato volgarmente il mio desiderio di sesso, mi ritrassi, quasi offesa, ma contemporaneamente liberata dal peso di dover fare la prima mossa.
Eri tu che chiedevi, eri tu, uomo, che esprimevi il tuo desiderio erotico che incontrava il mio, inespresso verbalmente ma , forse, evidente ai tuoi occhi.
Non potei accettare subito, sarei caduta ai tuoi piedi, per cui attesi qualche minuto, ma fu tornando che mi sentii un’eroina mettendoti in mano quel mio indumento intimo che già sapeva di me.
Mi offrivo, completamente e perdutamente a te, che avevi colto così bene il mio desiderio.
E quella notte è stata per me un evento unico, che ancora sogno, e con esso godo ancora.
Oggi è tutto diverso.
Vedo mia figlia non avere alcun problema a soddisfarsi col “fidanzato” di turno, per lei il sesso non è più un tabù, il chiedere di venir soddisfatta non è più un delitto contro la morale, ed anzi, sovente sono proprio i maschi ad essere imbarazzati da tale libertà.
La mia vita è stata piena, mi son sposata ed ho avuto questa figlia che per me è ormai tutto.
Mio marito, un brav’uomo, non ha mai saputo cosa accadde tra noi, egli era l’antitesi dell’erotismo.
Quando mi desiderava, sempre e solo a letto, con le luci spente, mi prendeva senza mai curarsi di quanto potessi desiderare molto di più di una semplice penetrazione.
Ma , non gliene feci una colpa, molto più anziano di me, mi ha dato comunque molto e mi ha permesso di dedicarmi al lavoro, cosa che mi ha gratificato per la riuscita di molte mie iniziative.
È morto alcuni anni fa e mi ha lasciato una discreta ricchezza che mi permette di vivere agiatamente, pur se continuo , con consulenze estemporanee a esprimermi nel mio lavoro.
Penso che nemmeno tu sia più un Adone ….. in un racconto ho letto della pancia, e nemmeno io sono più la donna di allora.
I viaggi, il lavoro, lo stress e il tempo hanno lasciato sul mio corpo ed il mio viso le loro ingiurie per cui preferisco non cercarti, non mostrarmi, perché io ho un bellissimo ricordo di quell’unico nostro incontro, e vedo, specularmente, che anche tu, nonostante tutte le vicissitudini che stai raccontando, non mi hai dimenticata.
E, devo riconoscere come, il racconto che hai fatto di quella serata, sia vivo, reale, come appena vissuto.
Non chiedermi come ho trovato il tuo indirizzo di posta …… ricordati che io sono una specialista informatica e tu non hai alcuna fantasia nella creazione dei nick-names …….. hahahaha, forse un po’ di narcisismo, o forse un segreto desiderio di ritrovare, scrivendo, parti del tuo passato, ti inducono dappertutto a usare il tuo nome e cognome. Sei talmente facilmente identificabile che sembra tu lo faccia apposta a lasciare ovunque tracce di te.
Ti lascio,ora, e ancora ti ringrazio, a distanza di tanti anni, di avermi aperto, quella notte, le porte del paradiso.
Mai avrei immaginato di poter provare tanto piacere, e ancora oggi, quell’incontro spicca come un’isola nell’oceano dell’abitudine, della normalità.
Un bacio forte, intenso, profondo, con tutta me stessa





lunedì 14 ottobre 2013

Volermi, volere è peccato



Volermi,

Volere
È peccato

Mischiarci i respiri

e appannare i pensieri

Il mondo lontano
non è testimone
Della tua bocca
che cerca più giù
le mie labbra
Della tua lingua
che scivola in pieghe nascoste
Delle mie gambe
che si schiudono piano
Di fremiti e battiti
Di gemiti e fruscii
Di sospiri e sibili
Di mani che stringono
Di dita che affondano



Di me che non sono

più io

Mentre tu solo
sai dove vado
sai da chi vengo