E:Oggi abbiamo il piacere di ospitare come guest writer uno
scrittore di racconti erotici noto con lo pseudonimo di Amensa. Benvenuto! Allora…
vuoi descriverti un po’ ai miei lettori?
A: A proposito …. Mi chiamo Mensa Andrea, e quindi quello
non è uno pseudonimo
E: Da quanto tempo scrivi?
A: Da pochi mesi, forse un anno
E: Dove possiamo seguirti? Scrivi in particolari siti o su
un tuo blog o sito personale?
A: Io scrivo molto di economia, abbastanza su FB, luogo
comune, o altri blog.
E:Perché scrivi di eros?
A: Perché ad un certo punto della mia vita ho cominciato a
fare strani sogni, estremamente realistici e completi di ogni sensazione ed
emozione …… molti erano ricordi, altri solo fantasie …. Non ho mai cercato di
contrabbandare gli uni per gli altri.
E: Quale ti aspetti sia il tuo pubblico?
A: Chi vuole percepire la differenza tra pornografia ed
erotismo.
E: Quale genere erotico preferisci leggere?
A: Ho letto in passato, ora mi dedico all’economia. Quello
che ritengo il capolavoro erotico per eccellenza è Emmanuelle.
E: E di quale genere erotico preferisci scrivere?
A: Le mie esperienze sono essenzialmente con una donna, e
quindi è quanto credo di conoscere.
Ho tentato in tutti i modi di distinguere la scrittura
erotica da quella pornografica, ma insistendo sul fatto che l’erotismo, pur
avendo sue regole, è soprattutto da vivere.
E: Scrivi
anche racconti, romanzi, poesie non erotici?
A: Penso di raccogliere in un libro i racconti pubblicati
qui su ewriters ( o almeno i migliori), sono alla supervisione di una umanista,
tanto per migliorarne la forma.
E: C’è uno autore in particolare che ami o a cui ti ispiri?
A: No … non più
E: Sai, il
pubblico se lo chiede sempre: hai provato tutte le pratiche erotiche di cui
scrivi oppure ci sono cose che descrivi di pura fantasia?
A: Quando ho
scritto di fantasie, l’ho sempre denunciato chiaramente ….. il resto è vissuto
.
Tanto
vissuto che quanto vi propongo è il racconto di una cena di lavoro, finito in
modo molto piacevole …… e quanto mi ha rimandato la donna che nel mio scritto
si è riconosciuta, circa 30 anni dopo. Buona lettura
E: Ti
ringrazio della piacevole conversazione e ora… godiamoci la lettura della tua
opera che ci hai portato come omaggio….
Una cena
fantastica.
di amensa,
pubblicato martedì 5 marzo 2013 su ewriters.it
Accadeva a
volte, nell’azienda in cui ho lavorato, che la direzione organizzasse una cena
di lavoro per permettere ai quadri dei nuovi clienti, di conoscerci, oltre che
a livello di funzione, anche a livello un po’ più personale.
È vero che
così possono nascere sia simpatie che antipatie, ma le simpatie sono molto più
importanti delle antipatie perché portano ad operare ad un livello meno
asettico, a comprendere sia le richieste che le osservazioni scremate da quel
dubbio che sovente blocca, causa indugi e incomprensioni, e si può esprimere
con “oltre al significato letterale, cosa vorrà veramente dire “ ?
Pertanto una
conoscenza fuori dell’ambiente di lavoro, risulta propedeutica ad affinare la
comprensione tra chi dovrà poi affrontare operativamente i problemi da
risolvere.
E questo sia
a livello operativo che a livello manageriale.
Così
accadde, ad una di queste cene di lavoro, che la lunga tavolata venne occupata
da una parte dai manager, e via via dagli operativi. Quelli della mia azienda
da una parte del tavolo, quelli del “cliente” dall’altra.
Come sempre,
io mi sedetti dalla parte opposta ai manager. Ho sempre avuto una idiosincrasia
verso di loro, anche se devo ammettere di aver avuto anche dei capi “umani” e
non ossessionati dall’azienda, dalla produttività, dall’efficienza ecc ……
Noi
dell’azienda arrivammo praticamente tutti insieme, visto che ci eravamo dati
appuntamento per recarci al ristorante che solo pochi conoscevano, mentre le
persone del cliente giunsero alla spicciolata.
È curioso
notare come molte persone, inclini a farsi notare dai capi, magari un po’
servili, cerchino di stare il più vicini a loro, per catturarne i discorsi,
mentre coloro che sono consapevoli delle proprie capacità, conoscano già bene
il proprio lavoro, e quindi non sentano più il bisogno di mettersi in mostra,
occupino i posti liberi casualmente, al limite tendendo a raggrupparsi per
migliorare la comunicazione tra loro.
Era restato
così libero l’ultimo posto del tavolo di fronte a me, quando per ultima giunse
una programmatrice, che non ebbe scelta, e mi si sedette di fronte.
Era una non
bellissima, ma con tutto al posto giusto, femminile, ben curata e direi
seducente.
Indossava
una lunga gonna al polpaccio, con un bello spacco sopra al ginocchio, una
camicetta bianca con una bella guarnizione di pizzo che permetteva di
intravvedere la parte interna dei seni, un corpetto dello stesso tessuto della
gonna, tipo gilet, tacchi alti ma non eccessivi che le permettevano di muoversi
con una eleganza non sfacciata. Ecco dovessi riassumere il tipo, direi molto
femminile.
Lo sguardo
allegro, un po’ ironico e due labbra rosse, ma non volgari e una pettinatura
che metteva in risalto una chioma castana che arrivava alle spalle.
Un bel tipo,
interessante, e quando ci presentammo ed iniziò a parlare, dovetti riconoscere
anche spiritosa.
Anche nella
conversazione mostrò subito una innata tendenza all’ironia, molto elegante, ed
una capacità di cogliere immediatamente ogni aspetto dell’insieme, degno di
nota, e di commento. La disposizione delle persone, il loro modo di postarsi,
di gesticolare, l’ossequio di alcuni verso i capi, e tante altre cose che, se
ascoltate senza vedere la scena, ne avrebbero comunque descritto perfettamente
i caratteri significativi.
Raccontai
alcune belle barzellette, tanto per uscire un po’ dalla pura osservazione,
mentre nella mente mi si cominciava a formare una immagine di lei, come donna,
come possibile amante.
Così i
discorsi, sempre assecondati molto attivamente da lei, si spostarono
gradatamente sul personale, sui gusti, nel vestire, nel mangiare e bere, nei
divertimenti e passatempi e infine sui rapporti ……. E sul sesso.
Discorsi
sempre molto seri, mai volgari o sfacciati, molto simili a quelli che potrebbe
fare uno psicologo tesi a conoscere l’altro, ed anche apprezzarne la libera
interpretazione della vita e del piacere.
E, ad un
brindisi proposto rumorosamente dai capi, colsi l’occasione di sporgermi verso
di lei e le sussurrai:
“se anche
lei pensa che la serata possa concludersi come penso io, vada in bagno e si
tolga le mutandine”.
Con uno
sguardo misto di stupore e divertimento si ritrasse lievemente, alzò il calice,
e dopo averlo accostato al mio, bevve.
Ci sedemmo
nuovamente e riprendemmo lo scambio di opinioni sulla serata, sui capi, e
addirittura sul lavoro da intraprendere ……. Sembrava che volesse rifuggire da
ogni argomento personale …..
“Peccato”
pensai “ è andata buca, ho sbagliato qualcosa …..” ma dopo alcuni minuti dopo
il brindisi, si alzò, e diresse verso i bagni.
Tornando mi
passò accanto e mi mise in mano un piccolo gomitolo di pizzo, che guardai
tenendolo in pugno, e lo misi velocemente nella tasca della giacca.
Da quel
momento iniziammo a scambiarci sguardi carichi di significato, mentre i nostri
piedi si toccavano, sfioravano le caviglie in lievi carezze.
Era chiaro
che nella mente ci scambiavamo immagini reciproche di cosa desideravamo, di
come avremmo voluto esser già abbracciati, del desiderio di baciarci e
toccarci, benché in quell’ora che ci separava dalla fine della cena, non
facessimo altro che guardarci con sguardi carichi di desiderio, intervallati
solo da piccoli commenti ormai quasi privi di significato.
Era chiaro a
entrambi che la mente era soltanto più occupata dall’immaginare il “dopo”,
quando terminata la cena si sarebbe passato ai saluti.
Scambiati i
saluti con gli altri, ci guardammo soltanto più e le dissi “con la mia auto o
con la tua?” al che rispose dolcemente “portami dove vuoi tu” e così
velocemente ci dirigemmo a quel motel che già conoscevo per aver vissuto altri
piacevoli incontri.
Lascio alla
fantasia del lettore, immaginare quanto e cosa accadde nell’intimità della
stanza, ma dico soltanto che il livello di desiderio dell’uno per l’altra, che
si era creato in quell’ultima ora, rese l’incontro forse la più bella
espressione di erotismo, di sesso, di piacere, che io ricordi.
Purtroppo
non la incontrai più ….. lei già sapeva che si sarebbe trasferita nella agenzia
tedesca della sua ditta, ma non me lo disse, per non rovinare con quella nota
negativa la dolcezza e la bellezza di quel nostro unico incontro.
E questo
quanto ricevetti dopo alcuni mesi dalla pubblicazione di quanto sopra.
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Mio unico e
grande amante
Una mia
amica mi ha indicato ewriters, ed il tuo nome, come quello che, superando la
pornografia tenta la scrittura erotica.
Curiosa sono
andata a leggere e ……….. mi sono ritrovata.
Un colpo al
cuore mi ha fatto rivivere il nostro incontro, il tuo fare spregiudicato, sbarazzino,
ma educato, il tuo sguardo che mi ha spogliata dal primo momento che mi hai
vista.
Sono la
programmatrice alla quale hai fatto vivere una serata unica, indimenticabile, e
nel leggere il tuo racconto ho rivissuto quei momenti incredibili.
Da diverso
tempo, allora, presa com’ero dal lavoro, desideravo un uomo, un po’ di sesso
che spegnesse quegli stimoli che si facevano sempre più insistenti e pressanti
dentro di me, ma, ai tempi, una donna che in modo evidente avesse preso
l’iniziativa di un incontro, sarebbe stata inesorabilmente qualificata come
puttana.
Eppure il
desiderio, a volte coglie anche noi donne, e ricordo, quella sera, preparandomi
e vestendomi per partecipare alla cena, pensai più volte “chissà se sarà
la volta buona” ed istintivamente mi toccai, e masturbai fino a dovermi
cambiare perché ormai bagnata.
Poi, ripreso
il mio portamento serio e pudico, venni a cena.
Eri davvero
un bell’uomo, spiritoso, allegro, ma con quello sguardo indagatore che mi
faceva sentir nuda ai tuoi occhi.
Ma ti
riporto cosa provai quando mi chiedesti di togliermi le mutande.
Sconcertata,
col forte timore di essermi esposta, di aver manifestato volgarmente il mio
desiderio di sesso, mi ritrassi, quasi offesa, ma contemporaneamente liberata
dal peso di dover fare la prima mossa.
Eri tu che
chiedevi, eri tu, uomo, che esprimevi il tuo desiderio erotico che incontrava
il mio, inespresso verbalmente ma , forse, evidente ai tuoi occhi.
Non potei
accettare subito, sarei caduta ai tuoi piedi, per cui attesi qualche minuto, ma
fu tornando che mi sentii un’eroina mettendoti in mano quel mio indumento
intimo che già sapeva di me.
Mi offrivo,
completamente e perdutamente a te, che avevi colto così bene il mio desiderio.
E quella
notte è stata per me un evento unico, che ancora sogno, e con esso godo ancora.
Oggi è tutto
diverso.
Vedo mia
figlia non avere alcun problema a soddisfarsi col “fidanzato” di turno, per lei
il sesso non è più un tabù, il chiedere di venir soddisfatta non è più un
delitto contro la morale, ed anzi, sovente sono proprio i maschi ad essere
imbarazzati da tale libertà.
La mia vita
è stata piena, mi son sposata ed ho avuto questa figlia che per me è ormai
tutto.
Mio marito,
un brav’uomo, non ha mai saputo cosa accadde tra noi, egli era l’antitesi
dell’erotismo.
Quando mi
desiderava, sempre e solo a letto, con le luci spente, mi prendeva senza mai
curarsi di quanto potessi desiderare molto di più di una semplice penetrazione.
Ma , non
gliene feci una colpa, molto più anziano di me, mi ha dato comunque molto e mi
ha permesso di dedicarmi al lavoro, cosa che mi ha gratificato per la riuscita
di molte mie iniziative.
È morto
alcuni anni fa e mi ha lasciato una discreta ricchezza che mi permette di
vivere agiatamente, pur se continuo , con consulenze estemporanee a esprimermi
nel mio lavoro.
Penso che
nemmeno tu sia più un Adone ….. in un racconto ho letto della pancia, e nemmeno
io sono più la donna di allora.
I viaggi, il
lavoro, lo stress e il tempo hanno lasciato sul mio corpo ed il mio viso le
loro ingiurie per cui preferisco non cercarti, non mostrarmi, perché io ho un
bellissimo ricordo di quell’unico nostro incontro, e vedo, specularmente, che
anche tu, nonostante tutte le vicissitudini che stai raccontando, non mi hai
dimenticata.
E, devo
riconoscere come, il racconto che hai fatto di quella serata, sia vivo, reale,
come appena vissuto.
Non
chiedermi come ho trovato il tuo indirizzo di posta …… ricordati che io sono
una specialista informatica e tu non hai alcuna fantasia nella creazione dei
nick-names …….. hahahaha, forse un po’ di narcisismo, o forse un segreto
desiderio di ritrovare, scrivendo, parti del tuo passato, ti inducono
dappertutto a usare il tuo nome e cognome. Sei talmente facilmente
identificabile che sembra tu lo faccia apposta a lasciare ovunque tracce di te.
Ti
lascio,ora, e ancora ti ringrazio, a distanza di tanti anni, di avermi aperto,
quella notte, le porte del paradiso.
Mai avrei
immaginato di poter provare tanto piacere, e ancora oggi, quell’incontro spicca
come un’isola nell’oceano dell’abitudine, della normalità.
Un bacio
forte, intenso, profondo, con tutta me stessa